Bollettino SPI Vol. 12 - Issues 1, 2

Issue 1

Published in June 1974

  • Laufeld S. (1973)

Ordovician chitinozoans from Portixeddu, Sardinia

pp. 3-7

Abstract

The Ordovician slates (scisti argillosi) at Portixeddu, southwestern Sardinia Italy, contain one taxon of chitinozoans, Conochitina elegans Eisenack 1931, which is described and illustrated. It suggests a Caradocian age for the upper part of the slate sequence.

Article
  • Montanaro Gallitelli E. (1973)

Microstructure and septal arrangement in a primitive Triassic Coral

pp. 8-22

Abstract

A research through optical and electron scanning microscope has been developed on more than 120 specimens of an Alpine Triassic single or phaceloid coral, here still named Protoheterastraea leonhardi (Volz) (pars). The specimens are still preserved in their original mineralogical composition (aragonite, with high strontium content) and structure.
Bilateral symmetry of septal insertion, peripheral insertion of septa two-by-two, absolute predominance of protosepta, no cyclic insertion of metasepta, are all characters more reliable to the late Paleozoic Rugosa than to the Scleractinia. On the other hand, no pinnate septal insertion occurs, as in Rugosa, and a theca is constantly present as an essential element of the skeleton.
Theca is given by aragonitic fibrolamellae, longitudinally finely folded. Contiguous, terminal surfaces of c-axes of aragonitic aggregates of contiguous fibrolamellae con knit together and give origin to a typical fibrous tissue.
Septa — discontinuous, frequently spiny and inwardly inclined — seem to have a fibrolamellar microstructure too: they seem to arise from a progressive infolding of thecal fibrolamellae. This structure cannot be relied either to the Rugosa or to the Scleractinia.
Further investigations are in course on the peculiar structure of Protoheterastraea leonhardi (Volz) (pars).

Article
  • Lentini F. (1973)

I molluschi del Lias inferiore di Longi (Sicilia nord-orientale)

pp. 23-75

Abstract

E’ stata esaminata la fauna proveniente dai livelli basali della serie sedimentaria che affiora lungo il margine esterno del massiccio calabro-peloritano nella zona di Longi (Messina).
La successione stratigrafica, appartenente alla Falda di Longi (Complesso Calabride), sovrascorsa sul Flysch di M. Soro (Complesso Sicilide) è sinteticamente la seguente (dal basso verso l’alto):
Arenarie di Longi formate da argille, arenarie e conglomerati di colore rosso, in facies di « Verrucano », contenenti rari resti di lamellibranchi, come Pinna hartmanni, « Cypricardia » porrecta, Pecten sp., e di vegetali. (Hettangiano).
Calcari neri o grigio-bluastri, più o meno marnosi, in strati sottili, dai quali proviene la maggior parte della fauna studiata. (Sinemuriano).
Calcari massicci grigio-biancastri, mal stratificati, eteropici e parzialmente soprastanti ai precedenti, e contenenti resti algali, Rhynchonelline e pettinidi. (Sinemuriano).
Calcari marnosi con selce grigi o color avana esternamente, nettamente stratificati in sottili livelli, soprastanti i « calcari massicci » o, dove questi mancano, direttamente sui « calcari neri », e contenenti, specie nella parte alta, ammoniti come Emaciaticeras cfr. obliqueplicatum. (Carixiano-Domeriano).
Seguono verso l’alto esigui spessori di un « Rosso ammonitico » marnoso, di calcari marnosi e radiolariti e di un « Rosso ammonitico » calcareo, complessivamente di età Lias superiore – Malm, sormontati da calcari marnosi biancastri a selce nera del Cretaceo inferiore ed infine da una «scaglia» cretaceo-eocenica passante verso l’alto ad un deposito fliscioide (Flysch di Frazzanò).
La suddetta successione stratigrafica è spesso incompleta dei suoi termini apicali; infatti risulta troncata a differenti livelli dalla sovrapposizione tettonica delle metamorfiti della Falda di Galati, talora con l’interposizione di una serie prevalentemente calcarea, lacunosa e condensata, comprensiva di una età Lias inferiore – Eocene, e che dovrebbe rappresentare l’originaria copertura sedimentaria delle più interne metamorfiti della Falda di Galati.
Nella fauna esaminata, proveniente dai «calcari neri» affioranti nei dintorni di Longi, sono state riconosciute 62 specie di molluschi, così ripartite: 42 lamellibranchi, 18 gasteropodi, 2 ammonoidi. Della associazione faunistica fanno parte anche brachiopodi, spugne e coralli, fra i quali ultimi specie nuove e forme ciclolitoidi di interesse stratigrafico e di ampia distribuzione (« Montlivaltia » haimei). Tali gruppi non vengono descritti nel presente lavoro, ma sono in corso di studio.
Dal punto di vista cronostratigrafico il materiale fossilifero studiato comprende forme indicative del Lias inferiore e le due specie di ammonoidi: Arnioceras speciosum ed Epophioceras carinatum permettono di attribuire i « calcari neri» ad un intervallo biostratigratico compreso fra le zone a Bucklandi e ad Obtusum, cioè Sinemuriano inferiore e parte del Sinemuriano superiore.
La fauna del Lias inferiore di Longi mostra maggiori analogie con i coevi depositi dell’Europa centrale e settentrionale, piuttosto che con quelli infraliassici della Sicilia occidentale.
Dal punto di vista paleoambientale le « Arenarie di Longi» rappresentano un deposito continentale evolvente verso l’alto ad un ambiente marino. 1 caratteri litologici, faunistici e sedimentologici dei « calcari neri » indicano una deposizione in ambiente subcotidale non profondo, ma di bassa energia ambientale, riparato probabilmente da aree di sedimentazione d’ambiente infra o sopracotidale. Queste sembrano individuabili nei « calcari massicci », costituiti da intraspatiti d’alta energia ambientale, ed in rapporti di eteropia con i precedenti. I soprastanti « calcari marnosi con selce » indicano un istaurarsi di condizioni ambientali uniformi
di mare aperto.

Article
  • Marasti R. (1973)

La fauna tortoniana del T. Stirone (limite Parmense-Piacentino)

pp. 76-120

Abstract

Vengono illustrati i Molluschi e i Brachiopodi di un nuovo giacimento tortoniano affiorante nell’alveo del T. Stirone. L’associazione comprende 75 specie, e precisamente: 34 di Gasteropodi, 38 di Lamellibranchi, 2 di Scafopodi e una specie di Brachiopodi, peraltro ricchissima di individui. Le condizioni di affioramento e la stratificazione indistinta, non permettono considerazioni stratigrafiche particolari; è possibile tuttavia ipotizzare una giacitura consimile a quella degli altri affioramenti medio-miocenici della zona (Vigoleno, Scipione), interpretati come lembi mesoautoctoni inglobati in colate gravitative, messe in posto alla fine del Miocene. La giacitura dei fossili e la litologia, prevalentemente argillosa, permettono di risalire ad un ambiente di sedimentazione relativamente profondo, con intercalazioni sabbiose e accumuli organogeni da « slumping ». Di particolare rilievo è la presenza di numerosissimi esemplari di Ancilla (Baryspira) glandiformis (Lamarck), Pecten (Pecten) revolutus Michelotti e
Terebratula sinuosa (Brocchi), che hanno permesso oggettive considerazioni sulla variabilita di tali specie.
Il lavoro è corredato da 9 tavole di fossili, da una tabella di distribuzione e da una figura nel testo.

Article

Issue 2

Published in February 1975

  • Cherchi A. & Schroeder R. (1973)

Lamarmorella sarda n. gen., n. sp. (« Foram. ») del Senoniano della Sardegna nord-occidentale

pp. 121-129

Abstract

Viene descritto e illustrato un nuovo genere di Foraminifero, Lamarmorella (tipo: Lamarmorella sarda n. gen., n. sp.), del Senoniano neritico della Nurra (Sardegna nord-occidentale). Vengono discusse inoltre le differenze rispetto ai generi strutturalmente simili (Cyclolina, Broeckina, Archiacina, Vandenbroeckia) e la posizione stratigrafica.

Article
  • Pinna G. & Levi-Setti F. (1973)

Note su uno studio delle Ammoniti Liassiche della sottofamiglia Phymatoceratinae Hyatt, 1900

pp. 130-142

Abstract

Il lavoro vuole indicare alcune delle componenti che hanno mosso gli autori allo studio della sottofamiglia Phymatoceratinae e di proporre alcuni dei risultati raggiunti da tale studio, anche se esso non è del tutto terminato.
Gli autori mettono in evidenza l’importanza che assume per la comprensione della filogenesi della sottofamiglia il genere Phymatoceras auct. e, attraverso l’analisi stratigrafica e paleontologica, ritengono che tale genere non costituisca una unità sistematica indivisibile. Il genere
Phymatoceras non è un gruppo omogeneo ma risulta costituito da tre linee separate che hanno origine da ceppi differenti e sono riconducibili ai tre generi Phymatoceras nel suo senso più
ristretto, Chartronia e Lillia, generi che non hanno fra loro alcuna relazione di parentela.
Nel lavoro si è messo inoltre in evidenza il fatto che ciascun genere costituisce una linea di evoluzione filetica caratterizzata da variazioni graduali che non permettono, se non arbitrariamente, una suddivisione in specie successive. Nessuna delle tre linee filetiche sembra aver dato luogo durante la sua evoluzione a fenomeni di speciazione.
Il genere Phymatoceras ha origine nella parte inferiore della Zona a Bifrons dagli Hildaites del gruppo dell’Hildaites proserpentinus e dà origine nella Zona a Meneghinii al genere Dumortieria (= Catulloceras auct.) attraverso indiscutibili forme di passaggio. Il genere Lillia appare a circa metà della Zona a Bifrons, ha origine dagli Hildoceras del gruppo dell’Hildoceras sublevisoni e si estingue prima della fine della Zona a Erbaense. Il genere Chartronia deriva, nella parte inferiore della Zona a Bifrons, dai Mercaticeras del gruppo del Mercaticeras skuphoi, scompare prima della fine della Zona a Erbaense ed ha relazioni filetiche indirette con la serie Pseudomercaticeras-Brodieia, derivata anch’essa dai Mercaticeras della Zona a Bifrons.
Viene infine effettuato un tentativo di correlazione fra i Phymatoceratinae mediterranei e
quelli boreali. In particolare gli autori ritengono che il genere Haugia abbia stretti legami di
parentela con le specie di Chartronia della Zona a Bifrons, da cui sarebbe derivato durante una fase di espansione della loro area di distribuzione.
Sulla base di questa ricostruzione filetica la sottofamiglia Phymatoceratinae non risulta essere un gruppo omogeneo; ne deriva quindi la necessita di una revisione nomenclaturale.

Article
  • Montanaro Gallitelli E., Morandi N. & Pirani R. (1973)

Corallofauna triassica aragonitica ad alto contenuto in stronzio: studio analitico e considerazioni

pp. 143-157

Abstract

Cinquantacinque campioni, per lo più appartenenti a scheletri di coralli solitari e composti degli strati di S. Cassiano (Trias medio-superiore) della regione attorno a Cortina d’Ampezzo (Dolomiti, Italia) sono stati analizzati quantitativamente con metodo diffrattometrico e spettrofotometrico.
Tutti i campioni triassici risultano tuttora composti interamente di aragonite, come, del resto, è stato almeno qualitativamente dimostrato anche per molti poriferi della stessa provenienza, oltre che per i molluschi. Inoltre, si è potuto dimostrare un alto contenuto in stronzio (7000-8000 parti per milione) e assenza di magnesio. La matrice è una pelmicrite compatta, interamente calcitica, col 2.04% di magnesio.
L’ammontare dello stronzio è all’incirca corrispondente al contenuto in stronzio nei coralli viventi.
Una serie di considerazioni basate sulla letteratura recente accompagna i dati analitici.
Risulta evidente a) che il contenuto in stronzio non può ritenersi responsabile della persistenza dell’aragonite degli scheletri in condizioni subaeree, a temperatura e pressione normale, per più di 200 milioni di anni, b) che la matrice pelmicritica non può esser considerata causa di tale persistenza. Solo la nucleazione biogenica dello scheletro e l’assetto cristallino sviluppato, nonchè l’esistenza di parti residue di sostanza organica possono essere accettati come possibili cause di inibizione dell’inversione aragonite-calcite.
L’analisi di coralli attuali provenienti da mari temperati e da banchi estesi nel Nord Atlantico presso le coste norvegesi dimostra che lo scheletro degli Scleractinia è aragonitico con alto contenuto in stronzio, in qualunque area climatica o batimetrica la scheletogenesi avvenga. Non è quindi possibile trarre alcuna deduzione paleoclimatologica su questa base, per quanto riguarda l’associazione fossilifera degli strati considerati.
Solo il carattere bahamitico della matrice e la lussureggiante varietà di specie nella comunità di organismi dei depositi triassici attorno a Cortina giustifica la supposizione di un ambiente tropicale o almeno di acque calde e poco profonde.

Article
  • Ruggieri G. (1973)

La malacofauna del Pleistocene inferiore di Casa Schifo presso Gela (Sicilia)

pp. 158-165

Abstract

Viene dato l’elenco completo di una malacofauna di debolissima profondita raccolta in un livello di sabbie gialle marine, fini, pertinenti alla parte alta della grande «monoclinale di Niscemi» [Sicilia sud-orientale]. La parte basale di questa potente struttura
è certamente calabriana, mentre possono esservi dubbi di una eventuale attribuzione al Siciliano
della parte sommitale, poichè non vi è certezza che la successione sia continua. Lo studio della malacofauna non fornisce una risposta decisa a questi dubbi, ma prospetta come più verosimile la ipotesi che anche questi livelli sommitali siano databili del Calabriano, un Calabriano «sui generis», evoluto, senza più «ospiti nordici».

Article
  • Dieni I., Middlemiss F.A. & Owen E.F. (1973)

The Lower Cretaceous Brachiopods of east-central Sardinia

pp. 166-216

Abstract

The Lower Cretaceous brachiopod fauna of east-central Sardinia, here described for the first time, is of particular interest because of the links which it shows with the faunas of Provence and the Jura region. In this respect the brachiopods tend to confirm the analogy between the Lower Cretaceous successions of Sardinia and of south-east France already drawn on stratigraphic and lithologic evidence by Dieni & Massari (1965). This analogy is shown best by the Rhynchonellidae, in which there is a close connection between the Sardinian fauna and that described by Jacob & Fallot (1913) from the Basses Alpes and neighbouring parts of France. The genus Lamellaerhynchia is of particular interest in that it has hitherto been thought to be mainly «boreal» and «Jura» in its range. One species of the Sardinian fauna, L. rostriformis (Roem.), has previously been recorded from north Germany, England, the Jura region and south-west France.
Among the Terebratulacea links with Provence and the Jura are most clearly seen in the Upper Valanginian and Hauterivian, with the occurrence of Musculina sanctaecrucis (Catz.) and Loriolithyris valdensis (de Lor.), characteristic members of what Middlemiss (1973) has called the Jura Fauna. From its present-day geographical position Sardinia might have been expected to have a Lower Cretaceous fauna of Tethyan affinities but such elements, in fact, do not appear until the Aptian (Sardope sardoa gen. nov., sp. nov., «Terebratula» moutoniana d’Orb.) and Albian (Nucleata). The presence of «Terebratula» dutempleana d’Orb. in the uppermost Aptian may be important as it may be the earliest known appearance of this common Albian species.
The terebratulacean fauna appears, according to present knowledge, to have a high degree of endemicity since no less than five species out of thirteen are so far unknown elsewhere:
Sellithyris deningeri in the Hauterivian; «Terebratulina» insueta in the Aptian; Platythyris floresana, «Terebratula» ichnusae and «Toroseina in the Upper Albian. The palaeozoogeographical significance of these species remains to be investigated.
Among the Terebratellidae the presence in the Upper Albian of Kingena spinulosa (Davids & Morris), which was hitherto regarded as having a restricted distribution in England, is particularly significant.

Article
  • Ruggieri G. & Milone G. (1973)

La macrofauna del Tirreniano di Tommaso Natale (Palermo)

pp. 217-222

Abstract

Quale contributo alla conoscenza del Tirreniano viene fornito l’elenco completo di una macrofauna di ambiente coralligeno raccolta in un giacimento fossilifero messo in luce (e successivamente distrutto) da una cava di dolomia a Tommaso Natale (Palermo).
Il giacimento fossilifero corrispondeva a una linea di riva di circa 50 metri sullo zero attuale.

Article
  • Ruggieri G. (1973)

Sulla distribuzione geografica e stratigrafica del genere Falsocythere (Ostracoda, Podocopida)

pp. 223-227

Abstract

Il riesame critico di una recente pubblicazione di OMATSOLA su gli Ostracodi del Delta del Niger porta a concludere che almeno una delle specie da lui attribuite al genere Neocaudites, N. purii, rientra invece nel genere Falsocythere, conosciuto finora sulla base di una unica specie pleistocenica e recente nel Mediterraneo.

Article