Bollettino SPI Vol. 14 - Issues 1, 2
Issue 1
Published in January 1976
- Mainelli M. (1975)
 
Requienia pietrarojensis n. sp. del Barremiano di Civita di Pietraroia (BN)
pp. 3-10
Si descrive la Requienia pietrarojensis n.sp. rinvenuta dall’Autore in una « lumachella a Requienie » del Barremiano di Civita di Pietraroia in provincia di Benevento.
La nuova specie mostra somiglianze con il gruppo di forme del tipo Requienia renevieri Paguier (1903), da cui, tuttavia, si differenzia, anzitutto, per la particolare tendenza ad elevarsi dal substrato e la disposizione di alcuni elementi della cerniera.
- Venturi F. (1975)
 
Rarenodia nuovo genere di ammoniti (sottofam. Hammatoceratinae Buckman 1887) del Toarciano inferiore « Rosso Ammonitico » umbro – marchigiano
pp. 11-19
Vengono descritte due specie di un genere nuovo: Rarenodia (Toarciano « Rosso-ammonitico » umbro-marchigiano). Il genere viene ascritto alla sottofamiglia Hammatoceratinae Buckman 1887.
Gli esemplari (due individui con camera di abitazione parzialmente conservata, un nucleo e sei frammenti), provenienti dalle zone a Falcifer e a Mercati, hanno come caratteristiche distintive: guscio appiattito, giri appena ricoprentisi, nodi periombelicali distanziati lungo il giro, costulazione affievolita nella porzione interna del fianco, carena rilevata, linea suturale che ricorda quella di alcune specie di Hammatoceras Hyatt 1867, e di Dumortieria, Haug 1887.
L’origine del genere va probabilmente ricercata nella sottofamiglia Arieticeratinae, Howarth 1955.
- Montanaro Gallitelli E. (1975)
 
Hexanthiniaria a new Ordo of Zoantharia (Anthozoa, Coelenterata)
pp. 21-25
Following previous communications (1970, 1971, 1973) and publications (1974a, 1974b, 1974c) the writer, as discussed in the cited papers, states that « Protoheterastraea leonhardi (Volz) (pars) » is not a Protoheterastraea but pertaines to a new Triassic systematic unit, Zardinophyllum zardinii n. gen. n. sp. of the fam. Zardinophylliidae, n. fam.. The family cannot be
included among the Scleractinia, but must be placed in a new order — Hexanthiniaria — intermediate between Rugosa and Scleractinia. It cannot even be placed among Heterocorallia.
- Ruggieri G. (1975)
 
Contributo alla conoscenza del genere Aurila (Ostracoda, Podocopa) con particolare riguardo ai suoi rappresentanti nel Pleistocene italiano
pp. 27-46
La nomenclatura delle varie strutture del carapace degli Ostracodi pertinenti al genere Aurila viene dove necessario integrata e precisata. Si riconosce la opportunità di suddividere il genere, ricchissimo di specie, in sottogeneri, e se ne istituiscono alcuni, aventi a tipo specie mioceniche, plioceniche o pleistoceniche. Viene radiata dal genere una specie talora attribuitagli, meglio sistemabile nel genere Pokornyella (P. deformis). Vengono istituite, su materiale pleistocenico e subordinatamente
pliocenico, 6 specie ed 1 sottospecie nuove.
- Cherchi A. & Schroeder R. (1975)
 
Dictyorbitolina ichnusae n. gen., n. sp. (Foram.) del Barremiano della Sardegna nord-occidentale
pp. 47-54
Viene descritto e illustrato un nuovo genere di macroforaminifero, Dictyorbitelina (tipo: Dictyorbitolina ichnusae, n. gen., n. sp.), proveniente dal Barremiano neritico della Nurra (Sardegna NW). Questa nuova forma che appartiene alla famiglia Orbitolinidae, è presente pure nel Barremiano della regione di Ginevra. Vengono inoltre discusse la posizione stratigrafica e le differenze con altri generi aventi struttura comparabile.
- Cantaluppi G. (1975)
 
Il collagene nei Vertebrati fossili: studio applicativo sui bovidi quaternari pavesi
pp. 55-64
Lo studio paleobiochimico dei residui proteici idrosolubili dei bovidi fossili delle alluvioni quaternarie pavesi (Olocene – Pleistocene superiore) ha permesso di giungere alle seguenti conclusioni: 1) tali residui proteici sono un vero collagene, assai poco alterato rispetto a quello d’osso bovino attuale; 2) sono del tutto assenti contaminazioni estranee; 3) il collagene di differenti parti anatomiche di esemplari fossili cospecifici diminuisce col tempo in misura a volte assai diversa, ma la sua composizione risulta, a parità d’età, pressocchè costante; 4) la degradazione del collagene di esemplari sistematicamente omogenei procede (a parità di condizioni) inizialmente in modo « disordinato », poi lo stesso tende gradualmente a stabilizzarsi su una composizione sempre più simile a quella iniziale; 5) è possibile stabilire una scala di stabilità per gli aminoacidi del collagene sottoposto ai processi di fossilizzazione (v. testo); 6) le differenze di composizione del collagene dei bovidi studiati non sembrano fuoriuscire dall’ambito della specie; è pertanto difficile giustificare le partizioni specifiche che risultano applicando i criteri
della tassonomia tradizionale.
- Cherchi A. & Schroeder R. (1975)
 
Eclusia decastroi n. sp. (Lituolidae, Foram.) del Barremiano della Sardegna nord-occidentale
pp. 65-74
Viene descritto e figurato un nuovo macroforaminifero — Eclusia decastroi — del Barremiano neritico della Nurra (Sardegna NW), del quale viene inoltre discussa la posizione stratigrafica. Questa nuova specie rappresenta probabilmente il successore diretto di E. moutyi SEPTFONTAINE del Valanginiano, che possiede una struttura interna essenzialmente più semplice.
- Caretto P.G. (1975)
 
I Lamellibranchi del genere Pinna nel Pliocene piemontese
pp. 75-94
Durante ricerche paleontologiche, effettuate nei sedimenti del Pliocene piemontese, sono state rinvenute varie conchiglie di Pinnidi, frammentate e ridotte, per lo più, alla parte prossima all’umbone.
Il fortunato ritrovamento, in un affioramento fossilifero di Valle Botto (Asti), della valva sinistra di una grande Pinna, intiera ed eccezionalmente quasi completa di ornamentazione esterna, ha permesso di rilevare nuovi dati morfologici, utili alla migliore conoscenza di questi interessanti anisomiari pliocenici.
L’esame di questo fossile ha, altresì, agevolato il confronto con esemplari attuali di Pinna (s.l.). In base a queste osservazioni, è stato possibile attribuire gli esemplari pliocenici a due specie tuttora viventi nel Mediterraneo: Pinna nobilis L. e Pinna (Atrina) pectinata L., semplificando così le classificazioni proposte in passato da altri Autori per le forme plioceniche di questo genere.
Nell’ambito delle due specie così riconosciute, sono stati posti in rilievo determinati elementi di struttura e di ornamentazione, atti a facilitare l’identificazione degli esemplari fossili, anche nel caso — certamente non raro — che essi si rinvengano incompleti.
- Davoli F. (1975)
 
Spineoterebra doderleiniana (Foresti), 1882 (Gastropoda, Tortoniano, Montegibbio, Appennino Modenese): nome sostitutivo per S. spinulosa (Doderlein), 1862 (nomen nudum)
pp. 95-98
Secondo le norme del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica il nome originale di Terebra spinulosa Doderlein, 1862, dato da Doderlein per una specie tortoniana di Montegibbio, eretta da Sacco, 1891, a specie-tipo del genere Spineoterebra Sacco, è invalido, in quanto « nomen nudum ».
Prima di Sacco, la stessa specie (sugli stessi esemplari) era stata descritta e figurata da Foresti, 1882, col nome di Acus (Euryta) doderleinianus.
Si propone che il nome specifico doderleinianus (Foresti) sostituisca quello di spinulosa (nomen nudum) a indicare la specie tipo del genere Spineoterebra Sacco.
La discussione è accompagnata da una completa documentazione iconografica.
Issue 2
Published in March 1976
- Pavia G. (1975)
 
I Molluschi del Pliocene inferiore di Monteu Roero (Alba, Italia NW)
pp. 99-175
Viene descritta un’associazione fossile a Molluschi, proveniente da un banco sabbioso-ghiaioso esposto nella cava « Caudana » del Comune di Monteu Roero (zona del Roero, NW di Alba), riferibile alla parte alta del Pliocene inferiore (M. Sampò). La fauna a Molluschi è composta da 341 specie e sottospecie riconosciute su 60.000 esemplari (245 Gasteropodi, 6 Scafopodi, 90 Bivalvi); si tratta di un’associazione fossile trasportata con mescolamento di forme di diverse biocenosi del sublittorale e prevalente rielaborazione da biocenosi analoghe a quelle delle praterie a Posidonie e delle sabbie fini superficiali dell’infralittorale in Mediterraneo. Il banco fossilifero presenta struttura canalizzata e contiene abbondanti mud pebbles; è inquadrato da soprastanti depositi sabbiosi di spiaggia e sottostanti depositi pelitico-sabbiosi di facies di transizione. Per i secondi l’autoctonia della fauna, con popolazioni di Atrina pectinata, la presenza di Cymodocea major e l’associazione di Foraminiferi bentonici di mare basso indicano sedimentazione su fondali marini di scarsa profondità (10-15 m). Il banco fossilifero
sembra interpretabile come un deposito di bocca di marea o di canale di marea.
Nella parte sistematica del lavoro sono descritte 51 specie e sottospecie. Nelle 14 tavole che accompagnano il testo sono figurate 146 specie di Molluschi, 4 specie di Elasmobranchi (denti), 2 frutti di Cymodocea major. Più di 20 nomi specifici preesistenti sono stati posti in sinonimia. Tre specie di microgasteropodi sono risultate nuove: Bela (B.) nitida n. sp., Odostomia (Megastomia) aperta n. sp., Ebala (Ebalina) roeri n. sp.. Turbonilla (Pyrgiscus) bonellii è proposto come nomen novum. Inoltre Favriella weberi, sino ad ora considerata un Turridae, è sistemata tra i Buccinidae.
- D’Onofrio S., Giannelli L., Iaccarino S., Morlotti E., Romeo M., Salvatorini G., Sampò M. & Sprovieri R. (1975)
 
Planktonic foraminifera of the Upper Miocene from some Italian sections and the problem of the lower boundary of the Messinian
pp. 177-196
The results of a biostratigraphical study of Upper Miocene sediments in order to identify the lower boundary of the Messinian on the basis of planktonic foraminifera are reported. A number of sections from different Italian region has been sampled and studied. This study of planktonic foraminifera has allowed a sufficiently detailed zonation for the interval under discussion which predates the onset of the « salinity crisis ».
The recognized biostratigraphic units are as follows, from bottom to top:
1 – Globorotalia acostaensis acostaensis Zone
1a – Globorotalia continuosa Subzone
1b – Globigerinoides obliquus extremus Subzone
1c – Globorotalia suterae Subzone
2 Globorotalia conomiozea Zone
2a – Globorotalia mediterranea Subzone
2b – Globigerina multiloba Subzone
A remarkable faunistic change is recorded in all the sections studied at the boundary between the G. acostaensis acostaensis Zone and the G. conomiozea Zone. It is, in fact, at this level that the appearance of various species of Globorotalias such as G. conomiozea, G. mediterranea, G. saheliana, G, saphoae, and forms very close to G. miozea sphericomiozea occurs.
This event, at least in the Mediterranean basin, allows the recognition of the zonal boundary even in the absence of the marker. G. conomiozea is a taxon, biostratigraphically well defined, with a widespread geographical distribution. Its first appearance seems to be the best element in order to recognize the closest levels to the Tortonian-Messinian boundary.
In this way, the Authors take into consideration the possibility, according to the recommendations of the International Subcommission on Stratigraphic Classification of I.U.G.S., to emend the Tortonian and Messinian stages and to place the boundary between these coincident with the lithological level in which the first appearance of G. conomiozea occurs.
- Bottali P. (1975)
 
Note su una coppia di esemplari fossili di Anuri (Bufo viridis Laurenti) rinvenuti nei depositi diatomitici (Facies lacustre) del Pleistocene medio-superiore di Riano Flaminio (Roma)
pp. 197-201
Nella pur ricca fauna di Vertebrati rinvenuti nei quasi esauriti depositi diatomitici del Pleistocene medio
di Riano Flaminio (Roma), gli Anfibi sono presenti con scarsissimi e frammentari reperti. Con questo lavoro si illustrano due esemplari di Bufo viridis LAURENTI, in felici condizioni di fossilizzazione e giacitura.
- Mainelli M. (1975)
 
Requienia tortilis n. sp. nell’Albiano inferiore del Matese centro-meridionale e dei Monti d’Ocre (Appennino centro-meridionale)
pp. 203-215
Si descrive Requienia tortilis n. sp. proveniente da un calcare di facies neritica del Matese centro-meridionale e dei Monti d’Ocre nell’Abruzzo Aquilano.
La nuova specie, presente spesso, in associazione di numerosissimi individui, nell’ Albiano inferiore della «facies carbonatica» dell’Appennino centro-meridionale, fu rinvenuta da C F. Parona sui Monti di Bagno presso L’Aquila (1905; 1907; 1909) e su Civita di Pietraroia in provincia di Benevento (1926), e da questi (1918) erroneamente ritenuta Requienia parvula Costa (1866).
Requienia tortilis n. sp. si distingue dai gruppi di forma del Genere Requienia Matheron ( 1842) per la particolare despiralizzazione quasi totale delle valve.
- Ficcarelli G. & Torre D. (1975)
 
« Felis » christoli Gervais delle sabbie plioceniche di Montpellier
pp. 217-220
Sono stati posti a confronto il ferino ed i premolari inferiori di « Felis » christoli Gervais con quelli di linci viventi e fossili e di Metailurus parvulus (Hensel) e Metailurus marshi Thorpe.
L’analisi e considerazioni di carattere generale fanno ritenere che «F.» christoli sia il rappresentante ultimo di una linea evolutiva derivata da Pseudailurus.