Bollettino SPI Vol. 15 - Issues 1, 2

Issue 1

Published in September 1976

  • Ciampo G. (1976)

Ostracodi pleistocenici di Cala Bianca (Marina di Camerota – Salerno)

pp. 3-23

Abstract

Vengono descritte alcune nuove specie di Ostracodi provenienti dai terreni pleistocenici affioranti in località Cala Bianca (F° 209-11 S.E.-Camerota). E’ affrontata altresì la complessa situazione sistematica del genere Paracytheridea.
Le descrizioni paleontologiche sono precedute da un breve riassunto dello studio stratigrafico e paleoecologico condotto in collaborazione con I. Sgrosso (in corso di stampa).

  • Cantaluppi G. & Rossi M. (1976)

Cause e modalità di degradazione delle proteine nel tempo

pp. 25-34

Abstract

L’interpretazione della degradazione naturale di una proteina libera strutturata (legamento di una specie di Lamellibranchi vivente e fossile) è risultata applicabile ai quadri esistenti in letteratura sui residui proteici insolubili nei fossili. Gli Autori avanzano pertanto le seguenti idee conclusive valide per tutte le proteine sottoposte a «fossilizzazione» nelle condizioni più comunemente ricorrenti:
1) sono cause intrinseche concomitanti di degradazione la lisi di legami in generale (in particolare di quelli peptidici) e l’aggressione chimico-fisica al radicale dei singoli aminoacidi; 2) le modalità con cui la degradazione si compie sono in funzione della stabilità dei legami, della stabilità del radicale dei singoli aminoacidi e, in modo particolare, dei rapporti quantitativi tra i vari aminoacidi costituenti la proteina.
La lisi dei legami interferisce sui vari costituenti in funzione della loro abbondanza relativa (“azione probabilistica” che tende a causare la diminuzione percentuale degli aminoacidi più abbondanti e l’aumento di quelli meno abbondanti); l’aggressione chimico-fisica al radicale dei singoli aminoacidi tende invece all’incremento percentuale degli aminoacidi più stabili a spese dei meno stabili, indipendentemente dalla loro quantità. Non necessariamente pertanto le due cause agiranno per ciascun aminoacido nella stessa direzione, essendo quest’ultima determinata dalla composizione globale quali-quantitativa di ciascuna proteina.

  • Cherchi A., Radoičić R. & Schroeder R. (1976)

Broeckina (Pastrikella) balcanica, n. subgen., n. sp., nuovo macroforaminifero del Cenomaniano dell’Europa meridionale

pp. 35-47

Abstract

Si riconosce l’opportunità di suddividere il gen. Broeckina MUNIER-CHALMAS in due sottogeneri, aventi strutture embrionali differenti: B. (Broeckina) e B. (Pastrikella), n. subgen. Viene inoltre istituito, descritto e illustrato il tipo di quest’ultimo sottogenere, Broeckina (Pastrikella) balcanica n. sp, che finora veniva attribuito a differenti generi e specie, provenienti dal Cenomaniano dell’Iugoslavia, Grecia, Italia e Francia. Viene infine discussa la posizione sistematica e stratigrafica della nuova specie B. (Pastrikella) balcanica e le sue differenze con B. (Broeckina) dufrenoyi (d’ARCHIAC) 1854.

  • Davoli F. (1976)

Terebridae (Gastropoda: Toxoglossa) come probabili validi documenti per l’interpretazione paleoecologica e geologico-storica di bacini neogenici europei

pp. 49-58

Abstract

Viene qui suggerita, in base ad osservazioni ecologiche fatte sui Terebridae attuali, la possibilità di utilizzare questi gasteropodi marini nelle ricostruzioni paleoambientalì di bacini neogenici europei.
La presenza di terebre nei sedimenti fossili starebbe ad indicare:
1) che la temperatura media annua del mare non doveva risultare, almeno in superficie, inferiore ai 15° C ed avere almeno 3-4 mesi attorno ai 18° C;
2) che l’escursione termica tra mese più caldo e mese più freddo dell’anno doveva essere necessariamente limitata (< 6 ° C);
3) che i fondali corrispondenti dovevano rinvenirsi a debole profondità ed in genere non essere mai superiori a 70-100 metri. All’interno della famiglia, che globalmente si può definire stenoterma e stenoalina, sembra pure possibile individuare generi a diversa sensibilità: così Strioterebrum e Terebra risultano tra quelli che meglio sopportano variazioni di temperatura; i tipi di Hastula sono più legati alla salinità; i rappresentanti del genere Subula, al contrario, possono considerarsi più eurialini ed euribati.
Seguendo la comparsa di questi generi durante il Neogene, ad iniziare dai bacini europei a latitudini più alte (55° Lat. Nord, Mare del Nord), si può documentare il progressivo e rapido spostamento a Sud delle fasce climatiche (quasi 20° di Lat.) e valutare il conseguente raffreddamento delle acque marine (dai 5° ai 7 ° C).
Vengono inoltre fatte alcune ipotesi sulla scomparsa definitiva dei Terebridae dal Mediterraneo con l’avvento del Pleistocene e sulla mancata colonizzazione successiva.

  • Cigala Fulgosi F. (1976)

Dicerorhinus hemitoechus (Falconer) del post-Villafranchiano fluvio-lacustre del T. Stirone (Salsomaggiore, Parma)

pp. 59-72

Abstract

Il rinvenimento di un cranio completo di Dicerorhinus hemitoechus effettuato dall’Autore nel 1973 sulla sponda sinistra del T. Stirone presso Laurano (Salsomaggiore, Parma), ha reso possibili alcune considerazioni filetiche preliminari nell’ambito del gruppo etruscushemitoechus.
Stratigraficamente localizzato in facies fluvio-lacustre, in un episodio sedimentario successivo alla chiusura del ciclo marino calabriano, esso viene ascritto tramite i dati paleomagnetici preliminari (Bucha et Alii, 1975) ad un intervallo cronologico compreso nel post-Jaramillo-pre-Matuyama/Brunhes, in altri termini in un post-Villafranchiano-pre-Mindel (Galeriano, Ambrosetti et Alii, 1972). I reperti studiati rappresentano con tutta probabilità il più antico rinvenimento di hemitoechus fino ad ora descritto. Alcune caratteristiche della morfologia del cranio, interpretate come arcaiche nella specie, fanno presumere l’esistenza di popolazioni primitive di hemitoechus nell’intervallo cronologico considerato. L’analisi comparativa dei caratteri cranici del gruppo etruscushemitoechus e di alcuni resti del Villafranchiano superiore, recentemente rinvenuti nei dintorni di Reggio Emilia (Ambrosetti e Cremaschi, 1975), sembra avvalorare l’ipotesi di una continuità filetica in seno al gruppo trattato.

  • Russo A. (1976)

Struttura settale di alcuni generi di coralli eocenici

pp. 73-84

Abstract

E’ stato effettuato uno studio comparativo fra coralli a struttura primaria in aragonite ed altri esemplari della stessa specie ricristallizzati in calcite.
Le specie studiate sono Pattalophyllia subinflata (Catullo), i cui setti hanno un bordo distale dentellato, « Placosmilia » bilobata d’Achiardi, con setti a bordo distale liscio e « Parasmilia » exarata (Michelin), di cui non è stato possibile osservare il bordo distale, sempre mal conservato.
L’osservazione al SEM dimostra ancora una volta che tutte le parti dello scheletro sono formate da fibre cristalline corrispondenti a fasci di prismi di aragonite, allungati secondo l’asse c (E. Montanaro Gallitelli, 1974). Queste fibre cristalline si raggruppano a ciuffi, i quali si dispongono in modo diverso nelle specie esaminate, senza formare sempre delle vere e proprie trabecole.
In Pattalophyllia subinflata (Catullo) vi sono grosse trabecole a sezione ellittica, che ricordano il tipo « montlivaltide » descritto da Gill (1970) e Gill & Lafuste (1971).
In « Placosmilia » bilobata d’Achiardi vi è una zona trabecolare poco sviluppata, addirittura dubbia, e le strutture assiali sono piccole e ravvicinate, mentre la quasi totalità del setto è formata da fibrolamelle concentriche a questa zona.
In « Parasmilia » exarata (Michelin) vi sono trabecole molto piccole, ravvicinate e circondate da fibrolamelle.
Queste microstrutture si ritrovano anche negli esemplari ricristallizzati in calcite. Esse possono rivelarsi di grande utilità per la sistematica, nel caso in cui la riscristallizzazione non le cancelli completamente.

  • Ruggieri G. (1976)

La Ostracofauna pleistocenica della falesia di Cinisi (Sicilia)

pp. 85-106

Abstract

Viene rifatta, utilizzando come strumento essenziale gli Ostracodi, la datazione di una calcarenite con fauna di mare basso affiorante nella falesia di Cinisi (Palermo), già attribuita al Pleistocene e in un secondo tempo al Pliocene.
Viene riconfermato un Pleistocene inferiore, molto probabilmente Emiliano. Delle oltre 70 specie di Ostracodi riscontrate 8, distribuite fra i generi Bythocythere, Callistocythere, Leptocythere, Semicytherura, Cytherella, sono descritte come nuove.

  • Pinna G. (1976)

Placochelys zitteli, Placochelys stoppanii, Placochelyanus malanchinii
un caso di sinonimia fra i rettili placodonti retici della famiglia Placochelyidae

pp. 107-110

Abstract

Vengono discusse le specie Placochelys zitteli, Placochelys stoppanii e Placochelyanus malanchinii (rettili placodonti retici). La prima di queste specie viene considerata dubbia mentre si ritiene che il materiale attribuito alle specie Placochelys stoppanii e Placochelyanus malanchinii costituisca un’unica entità specifica che prende il nome di Placochelyanus stoppanii (Osswald, 1930).

Issue 2

Published in December 1976

  • Farinacci A., Mariotti N.,  Matteucci R., Nicosia U. & Pallini G. (1976)

Structural features of some Jurassic and Early Cretaceous Aptychi

pp. 111-143

Abstract

We have examined the structures and microstructures of six Aptychi « genera » (i.s. TRAUTH) ranging from Toarcian to Neocomian (Cornaptychus, Laevicornaptychus, Lamellaptychus, Punctaptychus, Laevilamellaptychus, Laevaptychus).
Most of the specimens originate from various sites of Central Italy and Germany.
The microstructural unity and a structural differentiation have been recognized in the constructive patterns of all types of Aptychi.
It is possible to recognize a unique evolutive trend caused by the gradual development and arrangement of their medial tubular layer.
The study of structure, through the identification of the various characters (gradual development of the above mentioned character, persistence of primitive characters in the “embryo”) determined the identification of a phyletic line from the Toarcian to the Neocomian (CornaptychusLamellaptychus). We also hypothesized another phyletic line (LaevicornaptychusLaevaptychus).

  • Pavia G. (1976)

I tipi di alcuni Gasteropodi terziari di Stefano Borson

pp. 145-158

Abstract

Vengono dapprima revisionate le 100 specie di Molluschi istituite da Borson nel 1820-25, sulla base della letteratura esistente e di dati personali ricavati dall’esame di una parte della collezione originaria, ritrovata recentemente nel Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Torino. Le specie valide sono ridotte a trenta. Nella seconda parte del lavoro sono illustrati i tipi di 24 specie di Gasteropodi terziari di Borson.

  • Giannelli L., Salvatorini G. & Sampò M. (1976)

Segnalazione di Hastigerinella digitata (Rhumbler) in sedimenti del Miocene superiore del Bacino piemontese

pp. 159-166

Abstract

Viene segnalata la presenza di Hastigerinella digitata (Rhumbler) nei sedimenti messiniani pre-evaporitici della Sezione del Mussotto (Bacino piemontese).
Questo ritrovamento è del tutto eccezionale sia perchè il taxon è stato finora segnalato solo nei mari attuali e nei sedimenti del tardo Quaternario, sia perchè si tratta di una forma estremamente rara e difficilmente fossilizzabile.
La disponibilità di numerosi esemplari e il loro rinvenimento in sedimenti del Miocene superiore hanno offerto la possibilità di svolgere alcune considerazioni di carattere sistematico e di trarre alcune conclusioni sull’ambiente di deposizione (acque subtropicali piuttosto profonde e scarsamente ossigenate al fondo) che confermano, per i sedimenti messiniani del Mussotto, i risultati ottenuti da Sturani per altra via.

  • Giannelli L. & Salvatorini G. (1976)

Due nuove specie di Foraminiferi planctonici del Miocene

pp. 167-173

Abstract

Sono descritte e illustrate due nuove specie di Foraminiferi planctonici: Globorotalia sturanii e Globorotaloides falconarae.
G. sturanii è stata rinvenuta in sedimenti langhiani e serravalliani dell’Arcipelago maltese, riferibili alle Zone N 8 – N 12 di Blow.
G. falconarae è stata osservata in livelli tortoniani di numerose sezioni del Bacino mediterraneo (Italia peninsulare e insulare; Arcipelago maltese; Bacino levantino) e in sedimenti tortoniani extra-mediterranei (Andalusia occidentale). In termini biostratigrafici la sua distribuzione comprende l’intervallo Zona N 15 (parte alta) – Zona N 16 di Blow; incerta la sua presenza nella Zona N 17.

  • Ruggieri G. (1976)

Ostracofauna tortoniana di Camporosso (Perticara, Appennino romagnolo)

pp. 175-187

Abstract

Oggetto di questa nota è una faunetta di Ostracodi proveniente dalla sommità (Tortoniano) della miocenica « Formazione marnoso-arenacea romagnola » presso Perticara, nell’Appennino a monte di Rimini. Sono elencate 31 specie (solo in parte completamente determinate) e sono istituite le seguenti entità tassonomiche:
1) Un nuovo genere, Olimfalunia; 2) quattro nuove specie, Aurila tegminalis, Callistocythere lucida, Eucytherura irochilus, Loxoconcha capederi; 3) una nuova sottospecie, Aurila convexa impressa. La indagine ha portato anche alla istituzione di una nuova specie (Loxoconcha subrugosa) e di una nuova sottospecie (Aurila convexa romana) recenti nel Mediterraneo.

  • Marasti R. & Raffi S. (1976)

Osservazioni biostratigrafiche e paleoecologiche sulla malacofauna del Piacenziano di Maiatico (Parma, Emilia occidentale)

pp. 189-214

Abstract

Nel presente lavoro viene presa in esame l’associazione a Molluschi del Piacenziano di Maiatico, comprendente 200 specie raccolte dagli Autori.
Lo studio è stato intrapreso per una verifica della distribuzione stratigrafica dei Molluschi delle facies « pelitico-profonde » del Pliocene, prendendo come riferimento le zonazioni a Foraminiferi e a Nannoplancton.
Per un più corretto inquadramento dei dati emersi si è proposta una ricostruzione paleoambientale delle diverse situazioni della serie.
E’ stata prospettata la possibilità di distinguere le associazioni malacofaunistiche del Piacenziano da quelle del Tabianiano (sensu Mayer), in analoga facies « pelitico-profonda ».

  • Russo A. & Bossio A. (1976)

Prima utilizzazione degli ostracodi per la Biostratigrafia e la Paleoecologia del Miocene dell’arcipelago Maltese

pp. 215-227

Abstract

Lo studio dell’ostracofauna dei sedimenti miocenici maltesi ha permesso di riconoscere 8 differenti associazioni. Le sezioni ed i campioni analizzati sono stati gli stessi studiati da Giannelli & Salvatorini (1972, 1975), che hanno distinto 11 « intervalli » biostratigrafici sulla base dei foraminiferi planctonici.
Dal punto di vista paleoecologico i sedimenti più antichi (Aquitaniano-Tortoniano inferiore) hanno presentato una ostracofauna della zona epibatiale con tipiche forme di mare aperto e profondo; quelli più recenti (Tortoniano medio) della zona epicircalitorale, mentre le « Greensands » e « Upper Coralline Limestone » (Messiniano) un’associazione della zona infralitorale.