Bollettino SPI Vol. 18 - Issues 1, 2
Issue 1
Published in December 1979
- Andri E. & Bonci M.C. (1979)
 
Il problema della struttura della parete nei Tintinnidi fossili
pp. 3-8
Utilizzando una nuova tecnica di preparazione dei campioni per l’osservazione al microscopio elettronico a scansione, gli Autori affrontano il problema della struttura della parete dei Tintinnidi fossili provenienti da serie micritiche giurassico-cretacee (Fig. 1). Sono stati inoltre esaminati i processi di ricristallizzazione delle loriche e del materiale contenuto nella loro cavità interna, anche in relazione allo stato di conservazione della nannomicrite inglobante.
- D’Alessandro A., Laviano A., Ricchetti G. & Sardella A. (1979)
 
Il Neogene del Monte Gargano
pp. 9-116
Sono stati esaminati i lembi di sedimenti calcarenitici neogenici affioranti sulle pendici del Gargano, sulla cui datazione le idee espresse da precedenti autori, erano discordanti.
I risultati delle indagini stratigrafiche e paleontologiche presentati in questo lavoro, concorrono a dimostrare che i lembi dei depositi calcarenitici indicati nelle Carte Geologiche Ufficiali coi nomi formazionali di « Calcareniti di Apricena » e di « Calcari a Briozoi » e datati al Miocene medio (Langhiano-Serravalliano), in parte sono riferibili alla locale successione carbonatica giurassico-cretacea, in parte sono databili al Tortoniano superiore, e in parte al Pliocene medio.
I caratteri delle lito e biofacies rivelano che i depositi miocenici si formarono in una zona infralittorale, caratterizzata da « microreef » collegati ad ambienti di mare aperto; questi stessi depositi presentano strette somiglianze con coeve formazioni della Penisola Salentina (= « Calcareniti di Andrano », « Pietra Leccese »). I depositi pliocenici denotano caratteri di ambienti costieri; essi sono comparabili a quelli accumulatisi ai margini delle Murge e delle Serre Salentine durante la fase ingressiva del ciclo plio-pleistocenico della Fossa Bradanica.
- Cigala Fulgosi F. & Mori D. (1979)
 
Osservazioni tassonomiche sul genere Galeocerdo (Selachii, Carcharhinidae) con particolare riferimento a Galeocerdo cuvieri (Péron & Lesueur) nel Pliocene del Mediterraneo
pp. 117-132
Viene effettuata una particolareggiata analisi morfologica su base comparativa dei denti di Galeocerdo Müller & Henle. In particolare sono considerati G. aduncus e G. cuvieri. Nell’ambito dell’analisi morfostrutturale vengono controllate le possibilità offerte da tale metodo, in particolare dalla comparazione dei disegni strutturali, al fine tassonomico ed indirettamente filetico. Su questa base vengono meglio definiti i caratteri comuni e differenziali delle due specie avvalorando l’ipotesi della diretta derivazione filetica di G. cuvieri da G. aduncus.
Si è inoltre accentrata l’attenzione su alcuni aspetti biogeografici di G. cuvieri, cronospecie già presente nel Pliocene inferiore del Mediterraneo, bacino nel quale è attualmente assente. Presumibilmente G. cuvieri entrò nel Mediterraneo dall’Atlantico all’atto dell’ingressione pliocenica. Tale ipotesi risulta la più probabile se si pone come alternativa la provenienza dall’Oceano Indiano. Quest’ultima è infatti legata al ripristino di una connessione fra Mediterraneo orientale ed Oceano Indiano nel Pliocene inferiore considerata improbabile dagli autori (Swartz & Arden, 1960; Fleisher, 1974). La presenza di G. cuvieri, oggi ampiamente diffuso nelle fasce tropicale e subtropicale di tutti gli oceani, nel Pliocene inferiore del Mediterraneo permette di indurre che la temperatura della massa d’acqua superficiale nel bacino fosse più elevata che non allo stato attuale.
- Montanaro Gallitelli E., Russo A. & Ferrari P. (1979)
 
Upper Triassic coelenterates of Western North America
pp. 133-156
Thyrty three species of Coelenterata from the Upper Triassic of Alaska and Idaho (inedited material) are described and illustrated. Three new taxonomic unities are proposed: Disticophyllia melnikovae Montanaro Gallitelli, n. sp., Margarastraea pulchra Montanaro Gallitelli, n. sp., Thecosmilia wrangelliana A. Russo, n. sp.
Issue 2
Published in June 1980
- Sabelli B. & Taviani M. (1979)
 
I Polyplacophora del Pleistocene inferiore del T. Stirone (Preappennino Parmense, Italia)
 pp. 157-161
Nella parte basale della sezione pleistocenica marina del T. Stirone (Preappennino Parmense) sono state rinvenute 11 specie di Polyplacophora.
Il complesso rappresenta la più ricca fauna di questo gruppo nota per il Quaternario del Bacino del Mediterraneo. Craspedochiton deslongchampsi era noto precedentemente solo per il Pliocene.
Si avanza l’ipotesi che la contemporanea presenza di specie a differente significato bionomico, riscontrata nel campione 3, sia imputabile a rimaneggiamento intraformazionale.
La permanenza, nelle malacofaune di questi livelli, di elementi pliocenici (Pelosio & Raffi, 1977), ai quali viene ora ad aggiungersi Craspedochiton deslongchampsi, e la contemporanea scarsa incidenza di elementi boreali, sembrerebbe indicare che all’inizio del Pleistocene vigessero condizioni di deterioramento climatico ancora poco accentuato.
- Torre D. (1979)
 
The Ruscinian and the Villafranchian dogs of Europe
 pp. 162-165
Several dogs lived in Europe during the Ruscinian and the Villafranchian. Its remains are very useful for stratigraphic subdivisions, in spite of its scantiness. Some phylogenetic relationships are hypothesized.
- Ficcarelli G. (1979)
 
Osservazioni sull’evoluzione del genere Ursus
 pp. 166-172
Più schemi evolutivi possono essere avanzati per il genere Ursus e nessuno esente da critiche perché non esistono prove decisive in favore dell’uno o dell’altro. Sembra certo comunque che il primo rappresentante di questo genere sia Ursus rusciniensis ( = Ursus boeckhi = Ursus minutus = Ursus wenzensis) e che da Ursus etruscus si siano differenziati in Europa il trend Ursus deningeri -> Ursus spelaeus e in Asia Ursus arctos. Per quanto concerne i collegamenti filetici tra U. rusciniensis e le specie Ursus minimus, Ursus etruscus e Ursus thibetanus esistono molti lati oscuri che sono attualmente irrisolvibili.
Variazioni significative, legate all’acquisizione di una dieta più onnivora, sono osservabili nella morfologia della mandibola e nella morfologia e dimensioni dei denti passando da U. etruscus a U. arctos e U. spelaeus.
- Montefameglio L., Pavia G. & Rosa D.A. (1979)
 
Associazioni a molluschi del Tabianiano del Basso Monferrato (Alba, Italia NW)
 pp. 173-199
Vengono descritte le associazioni a molluschi del Tabianiano di San Giacomo (SG1, SG2) e di Priocca (PR) e confrontate con la malacofauna di Monteu Roero (MR). La composizione faunistica per le quattro località è riassunta in una tabella, in cui sono elencate 468 specie con la relativa frequenza.
Le associazioni, tra loro correlabili su basi biostratigrafiche, sono alloctone con molluschi indicativi di differenti paleocomunità della piattaforma continentale; provengono da livelli di sabbia ghiaiosa con mud-pebbles e geometria canalizzata al limite facies di transizione – spiaggia esterna. Viene discussa la possibilità, anche su basi paleogeografiche, che queste strutture canalizzate rappresentino il deposito di canali o di bocca di marea.
Ciascuna associazione è presa in esame dal punto di vista paleoecologico. Un quadro riassume le affinità tra le quattro associazioni fossili trasportate del Pliocene inferiore dell’Albese.
- Dieni I. & Turnšek D. (1979)
 
Parkeria sphaerica Carter, 1877 (Hydrozoan) in the Vraconian (Lower Cretaceous) of Orosei (Sardinia)
 pp. 200-206
The occurrence of Parkeria sphaerica in the Upper Vraconian of Orosei (East-central Sardinia) is recorded. This species, originally described as a large arenaceous foraminifer, has clearly distinguishing features which confirm its inclusion among the epizoic hydrozoans.
- Ambrosetti P., Bartolomei G., De Giuli C., Ficcarelli G. & Torre D. (1979)
 
La breccia ossifera di Slivia (Aurisina-Sistiana) nel Carso di Trieste (1), (2)
 pp. 207-220
Viene descritta la fauna a mammiferi raccolta a Slivia, località vicino a Visogliano nel Carso triestino. L’associazione indica un’età Pleistocene medio ed è correlabile con la fauna del livello di Süssenborn.
- Accorsi Benini C. (1979)
 
Lithioperna, un nuovo genere fra i grandi Lamellibranchi della facies a “Lithiotis“
Morfologia, tassonomia ed analisi morfofunzionale 
 pp. 221-257
Questa ricerca rappresenta un ulteriore contributo al programma di revisione della malacofauna appartenente alla facies a « Lithiotis » (Giurese inf., Liassico). Nell’ambito di questa facies la malacofauna è reperibile nell’intervallo di tempo corrispondente al Domeriano. È stato esaminato un nuovo genere: Lithioperna n. gen. compreso nel gruppo dei lamellibranchi bissati, a legamento multivincolare la cui presenza come « Perna » sp. è già stata segnalata in lavori precedenti. Lo studio del taxon comprende l’analisi morfologica e microstrutturale, l’inquadramento sistematico ed alcuni dati concernenti l’analisi morfofunzionale.
Lithioperna è caratterizzato da una morfologia insolita dovuta alla sproporzione che si crea fra la superficie complessiva delle valve e la cavità conchigliare (a discapito di quest’ultima), alle grandi dimensioni raggiunte, al rapido allungamento nel senso dell’altezza dell’area legamentare, al comportamento delle valve (che sono l’una come il negativo dell’altra, realizzando così una efficace aderenza reciproca), all’incisura bissale, che va incontro ad obsolescenza nel corso dell’ontogenesi.
Analisi roentgenografiche e colorimetriche hanno evidenziato la presenza dell’aragonite. Il guscio ha di conseguenza conservato inalterata in molti casi la microstruttura, che è di tipo prismatico-madreperlacea.
L’architettura del guscio può definirsi insolita per la presenza di madreperla come strato esterno e per la comparsa di una struttura ripetitiva che modifica l’aspetto della parte esterna. Ad un certo momento dell’ontogenesi, per cause legate a stresses di vario genere ed in seguito alle quali l’organismo è costretto a respirare anaerobicamente, la madreperla lenticolare esterna subisce periodiche alterazioni ed assume un aspetto pseudoprismatico. Ne consegue che la parte esterna del guscio presenta gradualmente una struttura ripetitiva per l’alternanza di lamine madreperlacee e lamine formate da elementi pseudoprismatici.
L’insieme di alcuni caratteri morfologici ed il tipo di microstruttura rendono impossibile l’identificazione della forma liassica con i generi attualmente inclusi nella fam. Isognomonidae Woodring, 1925 (sensu Cox, in Moore, 1969, Treatise on Inv. Palaeont. N., v. 1), si propone pertanto l’istituzione di un nuovo genere Lithioperna n. gen. L’analisi morfofunzionale, rivolta soprattutto all’ etologia, si è rivelata ricca di problemi, poiché Lithioperna mostra una rilevante variabilità intraspecifica (numerosi morfotipi), conseguenza non solo di abitudini di vita in popolazioni fortemente addensate ma anche risposta al fluttuare delle condizioni fisico-chimiche dell’ambiente. Negli individui adulti, una volta raggiunto un certo peso, a causa del rapido accrescimento delle valve, l’attacco bissale diviene inefficiente e può andare incontro ad obsolescenza. Di conseguenza Lithioperna passa da uno stadio giovanile bissato ed oscillante, ad uno stadio di epibionte semplicemente appoggiato al substrato. Il taxon perde uno stabile equilibrio idrodinamico e si ritiene che ciò sia una delle cause della sua instabilità fenotipica.
L’organismo a stretto contatto con il substrato può andare incontro a pericolosi spostamenti con conseguente copertura ad opera del sedimento della commessura e quindi impossibilità di tenere aperte le valve. I frequenti cambiamenti di direzione di sviluppo delle valve possono essere interpretati come una risposta ecofenotipica a periodi fluttuanti del regime sedimentario.
Il tipo di microstruttura inoltre ha fornito dati riguardanti le proprietà meccaniche del guscio.
- Colalongo M.L., Di Grande A., D’Onofrio S., Giannelli L., Iaccarino S., Mazzei R., Romeo M. & Salvatorini G. (1979)
 
Stratigraphy of Late Miocene Italian sections straddling the Tortonian/Messinian boundary
 pp. 258-302
This study represents a further contribution to the research undertaken in the past few years on the Tortonian/Messinian boundary. Planktonic and benthic foraminifera and calcareous nannoplankton from the sections of M. Giammoia (Sicily), Falconara (Sicily) and Ripa dello Zolfo (Piedmont) have been investigated. A regional geological setting is described for the three sections and for M. Giammoia and Falconara a detailed geological survey also has been made.
The sections are related to existing zonal schemes and the microfossil content of each biostratigraphic unit is described.
A succession of events are identified which allow precise biostratigraphic and chronostratigraphic resolution for the Tortotonian-Messinian interval; the reliability of the G. conomiozea and A. delicatus FAD in definition of the Tortonian/Messinian boundary is confirmed. Another event recognized as useful in detecting this boundary is the appearance of Bulimina echinata.
The field observations and micropaleontological analysis show that the Falconara section is to date the most suitable one for locating the stratotype of the Tortonian/Messinian boundary.
- Pittau Demelia P. (1979)
 
Palinologia e datazione della sezione di Tanca Aru nella valle del Cixerri (Sardegna sud-occidentale)
 pp. 303-314
Lo studio palinologico dei livelli lignitiferi esposti nella sezione di Tanca Aru situata nella bassa valle del Cixerri, ha messo in evidenza una associazione composta da numerosissimi pollini di Palme, Plicapollis, Interpollis, Retitricolpites, Corsinipollenites, Anacolosidites, e da una facies a Lygodium del tipo « dorogensis » e « pseudodorogensis ». Tale composizione, in analogia con le rispettive microflore europee, suggerisce l’appartenenza di questi sedimenti al Luteziano (Eocene medio).
Vengono inoltre descritte alcune nuove specie: Corsinipollenites ichnusae; C. ichnusae, n. fvar. minor; Sindorapollis siliquensis;
Accuratipollis nitidus; Plicatopollis vallermoensis; Intrabaculitricolporites cixerrinus; Psilatricolporites sulcitanus; Retitricolpites
auratus.
- Senowbari-Daryan B., Schafer P. & Catalano R. (1979)
 
Helicerina siciliana n. sp., a new anomuran coprolite from Upper Triassic reef limestone near Palermo (Sicily)
 pp. 315-319
A new anomuran coprolite – Helicerina siciliana n. sp. – of the tribe Thalassinidea is described from the Upper Triassic reef limestones of Palermo (Sicily). The association of organisms is briefly refered. This is the first proof of the genus Helicerina in Triassic limestones.
- Nicosia U. & Parisi G. (1979)
 
Saccocoma tenella (Goldfuss) – Distribuzione stratigrafica e geografica
 pp. 320-326
L’esame del « livello a Saccocoma » presente nelle serie pelagiche della Tetide ha rivelato che tale livello è formato esclusivamente dall’accumulo dei resti di Saccocoma tenella (Goldfuss) e che deve essere considerato soltanto Titonico inferiore e medio. La specie è presente invece per tutto il Titonico. Probabilmente l’attribuzione di un significato stratigrafico più ampio alla specie ed al livello deve essere imputata, almeno in parte ad una errata applicazione dei termini Kimeridgiano e Titonico a sedimenti Sud-Europei con lo stesso significato con cui tali termini vengono adottati nel Nord Europa. Viene anche data la distribuzione stratigrafica delle specie giurassiche del genere.