Bollettino SPI Vol. 2 - Issues 1, 2

Issue 1

Published in 1963

  • Ruggieri G. (1963)

Neotipi di Ostracodi tortoniani di Benestare (Calabria)

pp. 3-15

Abstract

Vengono istituiti neotipi per 5 specie o sottospecie di Ostracodi proposte da Seguenza (1879) per il Tortoniano di Benestare. Le altre 4 specie o sottospecie nuove proposte allora da Seguenza sono esaminate criticamente.

Article
  • Braga G. (1963)

I Briozoi del Terziario veneto – 1° contributo

pp. 16-55

Abstract

Come primo contributo alla migliore conoscenza dei Briozoi del Terziario veneto, si riporta uno studio su tre microfaune provenienti da affioramenti di Monteccio di Costozza e Toara (Colli Berici) e Priabona (Monti Lessini), appartenenti alla parte alta del Priaboniano, eccetto, forse, il primo già del Lattorfiano. È in special modo compiuta una revisione sistematica e di nomenclatura di numerose specie (89), in gran parte precedentemente descritte da Reuss. (1868-69) e Waters (1891-92). Tutte infine sono state corredate da misurazioni micrometriche e accompagnate da una abbastanza completa rassegna della loro distribuzione stratigrafica.

Article
  • Wendt J. (1963)

Stratigraphisch – Paläontologische Untersuchungen im Dogger Westsiziliens

pp. 57-145

Abstract

Oggetto del lavoro è il tentativo di tracciare un quadro paleogeografico del Giurassico medio nella Sicilia occidentale, sull’appoggio di uno studio paleontologico-stratigrafico di dettaglio.

La ricerca e pariita dalla base degli scarsi dati esatti attualmente a disposizione sulla stratigrafia del Giura in questo territorio, dati riconducibili a Warman & Arkell (1954) e Christ (1960).

Le ricerche sono state svolte nei territori compresi entro il triangolo Palermo – Agrigento – Trapani.

La situazione geologica dell’isola, con i suoi complessi mesozoici avulsi tettonicamente gli uni dagli altri, fa si the risultati stratigrafici precisi si sono otienuti solo in taluni punti, senza che sia stato possibile stabilire correlazioni regionali del tutto prive di lacune.

Per le unità cronostratigrafiche ci si è attenuti fondamentalmente allo schema proposto da Arkell (1957) per l’Europa nordoccidentale. Vengono assunti i corrispondenti indici di zone per il Bajociano benchè nella Sicilia occidentale sia sufficientemente rappresentata solo la parte bassa del piano.

Per it Batoniano e stato possibile stabitire solo una suddivisione in due membri, l’uno inferiore (zona a zigzag), l’altro superiore (zone ad aspidoides); un Batoniano medio non è sicuramente delimitabile a cause della scarsita del reperti paleontologici. Per il Calloviano, una ricca base paleontologica documenta la zona a macrocephalus e la parte bassa della zona ad anceps, mentre manca quasi ogni documentazione relativa al Calloviano superiore. Si è osservato che il concetto di una «zona a Posidonia alpina» nel Dogger superiore è troppo impreciso e perciò stratigraficamente inutilizzabile; infatti una facies di questo tipo e estesa dalla parte più alta del Bajociano fino al Calloviano.

L’esame stratigrafico è stato eseguito su dieci diversi complessi mesozoici: sono stati misurati e descritti 30 profili dettagliati. Il confronto del profili e la datazione delle singole serie di strati è basata sulla estrazione di ammoniti in posto. Si tratta complessivamente di 18 faune estratte nei diversi punti. Nel presente lavoro risultano elencate 29 specie di ammoniti del Lias superiore e 132 del Dogger.

Il problema della condensazione stratigrafica assume, per it Giurassico della Sicilia occidentale, un’importanza decisiva. Infatti queste faune, ricche e ben conservate, sono spesso concentrate in orizzonti-guida di scarso spessore, the interessano frequentemente un lasso di tempo pari alla sedimentazione di più zone, non separabili sedimentologicamente le une dalle altre. Dallo stato di conservazione del fossili, tutto particolare, e dalla giacitura si deve dedurre che in quei luoghi il processo di sedimentazione dovette verificarsi con ritmo lentissimo o, talvolta, non verificarsi affatto. Sporadici processi di rimaneggiamento in situ hanno qui un posto del tutto secondario, e comunque non influenzano la datazione del singoli orizzonti fossiliferi. La datazione infatti corrisponde a tutto il tempo di deposizione, quale è espresso dalla fauna. Tali concentrazioni, legate alla condensazione, appaiono ripetutamente dal Lias superiore (zona a bifrons) fino al Malm inferiore (zona a tenuilobatus) e acquistano, specialmente nel Dogger superiore, un significato ultraregionale, nel dominio della Tetis occidentale. Questi rapporti di sedimentazione non consentono finora di fissare una propria successione di zone per il Dogger mediterraneo. Soltanto in zone sizigole e possibile stabilire paralleli con l’area di sedimentazione epicontinentale dell’Europa nordoccidentale.

La base dei complessi mesozoici isolati è costituita da una potente fornzazione calcareo-dolomitica di tipo geosinclinale, estesa con continuità dal Trias superiore al Lias medio. Successivamente, la sedimentazione acquista un carattere più epicontinentale: la potenza massima del Lias superiore-Dogger è attorno ai 150 metri (Monte Erice), quella del Malm circa 50 metri (Monte Erici, Balata di Baida), con passaggio senza lacune al Cretaceo inferiore.

Nel Dogger appare evidente una separazione in tre quadri paleogeografici, con differenze di facies che nel Malm vanno facendosi sempre più attenuate. Tali aspetti sono qui sommariamente esposti.

1.Solo nella pane nordoccidentale dell’isola (Monte Erice) si ha una serie apparentemente completa dal Trias superiore al Cretaceo inferiore: essa, col suo spessore comparativamente massimo per il Giura, viene considerata come profilo-tipo. Tuttavia anche qui la sedimentazione non dovette procedere ininterrottamente, dato che esistono interruzioni di sedimentazione al passaggio Lias medio – Lias superiore, Lias – Dogger e Dogger – Malm (nel Calloviano – Oxfordiano inferiore). Alla base del Dogger inferiore compaiono localmente calcari con noduli di selce alternati a marne, che nei livelli    profondi contengono belemniti che si estendono dal Lias medio alla base del Lias superiore.

Il Bajociano è sviluppato in una facies dominante nel Mediterraneo: calcari lastriformi con liste e noduli di selce. Si annuncia con un orizzonte di calcari limonitici grossolanamente spatici, privi di noduli di selce, caratterizzato da una fauna ammonitica, qui non piu esattamente separabile in singoli livelli stratigrafici del Bajociano inferiore (dalla zona ad aalensis fino alla zona a sauzei. Alla sua formazione potrebbero aver contribuiio tanto processi di rimaneggiamento quanto di condensazione, prima che si insediasse una sedimentazione di ambiente marino più profondo, che raggiunge la sua massima potenza attorno ai 100 metri nel medio e alto Bajociano. Nel Batoniano risultano di nuovo fenomeni di condensazione, per i quali lo spessore si riduce nel Dogger superiore a un massimo di 16 metri e la sedimentazione si interrompe localmente addirittura nel Calloviano – Oxfordiano inferiore.

2. A questo ambiente di relativamente fortissima subsidenza nel Dogger medio [facies di bacino (ted. Beckenfazies)] si oppone, nella maggior parte dei profili studiati (Rocca che parla, Montagna Grande, Monte Pispisa, Monte Inici, Monte Bonifato, Monte Arancio, Isola di Favignana), una pronunciata facies di acqua bassa (facies di soglia?). Essa è chiaramente indicate dal fatto che il Lias superiore e il Bajociano sono quasi completamente mancanti. Solo al Monte Bonifato si sono osservati, al litnite superiore della serie calcareo-dolomitica triassico-liassica, relitti del Toarciano in giacitura discordante. Solo con la base del Batoniano – e in singoli punti un po’ prima (Monte Bonifato, Isola di Favignana) – riprende la sedimentazione, mentre documenti di depositi prossimi alla costa sono evidenti solo nell’estremo ovest (Isola di Favignana) nel Bajociano superiore. La sedimentazione rimane ridotta al minimo di intensità (0-3 m) e localmente (Rocca che parla) è interrotta tre volte fino al Malm e cioè: dopo la zona a zigzag, nel Batoniano medio o al passaggio al Batoniano superiore, e nel Calloviano superiore – Oxfordiano inferiore. La condensazione raggiunge il suo massimo al Monte Inici, ove i livelli dal Batoniano inferiore alla parte inferiore del Calloviano medio, in un unico banco ristretto a uno spessore sui 10 cm, non sono piii separabili. Sotto le stesse condizioni, in singole zone non si ebbe nemmeno sedimentazione.

Questi sollevamenti epirogenetici furono localmente accompagnati da una tettonica di rottura, che ports a discordanze angolari fino a 30° prima della deposizione del Dogger (Bajociano o Batoniano), e alla formazione di fratture nel Dogger superiore e nel Malm. Si aprirono così passaggi per lave sottomarine e tufi, che in tre punti della Sicilia  occidentale sono attribuibili al limite Bajociano-Batoniano: Monte Bonifato, Vicari, Roccapalumba.

3. Una facies di acque basse (soglia?) con documenti di scogliera caratterizza la parte orientale del territorio studiato (Rocca Busambra). Qui la sedimentazione del Lias superiore (zona a bifrons) fino al Kimeridgiano inferiore (zona a tenuilobatus) giunse localmente quasi a un totale arresto e concentra tutta la serie in circa un metro di spessore. Questa facies di condensazione ricca di fossili si addentella lateralmente con calcari bianchi recifali in spessi banchi, sicchè lo spessore nel Giura medio arriva localmente a 11 m. Solo nel Kimeridgiano superiore vengono raggiunti piu stabili rapporti di sedimentazione, con un passaggio continuo a calcari cristallini a blocchi. Lo spessore del Malm è qui tra 3 e 15 m, laddove il limite al Cretaceo inferiore non è esattamente stabilito. Simili condizioni di sedimentazione dovettero verosimilmente aver influenzato nel Lias superiore anche la regione di Monte Bellolampo e quella di Monte Kumeta. In quest’ultimo sono rappresentati gli equivalenti per un Bajociano medio condensato (?) – da zona a concava a zona a humphriesianum – tuttavia non è possibile trarre alcuna sicura deduzione sugli spessori e sulle condizioni di sedimentazione.

Indipendentemente dalle rispettive sfere di facies il limite Dogger-Malm appare localmente con discontinuità. La lacuna relativa comprende localmente il complesso Calloviano-Oxfordiano [Monte Erice, in parte (?); Rocca che parla, in parte; Monte  Bonifato]: tuttavia essa può anche esser ricondotta soltanto a omissione (assenza di deposito, net senso di Arn. Heim 1924) con denudazione sottomarina. Per mancianza di documentazione paleontologica rimane incerto se d’altra parte si possa scorgere nella facies a calcari in blocchi una sedimentazione continua al limite Dogger-Malm (Montagna Grande, Monte Inici, Monte Arancio), in quanto il Calloviano superiore è stato documentato finora solo in un punto (Rocca Busambra) e la base dell’Oxfordiano non è ancora stata dimostrata in Sicilia.

Nei confronti con l’Italia peninsulare e la Grecia da un lato, e col Nordafrica dall’altro, la Sicilia occidentals occupa nel Dogger un posto intermedio. In nessun punto e stato possibile confermare l’interezza della serie giurassica quale era fino ad oggi accettata. Complessivamente si ha il quadro di un passato geologico straordinariamente pieno di cambiamenti durante it Giurassico medio.

Lo studio paleontologico ha costituito la base essenziale per le osservazioni stratigrafiche e paleontologiche sopra riassunte.

Esso ha permesso inoltre di estendere la conoscenza della fauna ammonitica del Dogger superiore mediterraneo e di compiere una revisione dei lavori fondamentali di G. Gemmellaro (1872-1882).

Nella parte sistematica del presente lavoro sono discusse 28 specie, prevalentemente del Batoniano e del Calloviano inferiore. Fra queste, 5 sono proposte come nuove:

Phylloceras (Partschiceras) n. sp. aff. viator (Orbigny)

Strigoceras n. sp. aff. dorsocavatum (Quenstedt)

Lissoceras ventriplanum n. sp.

Prohecticoceras erycinum n. sp.

Dimorphinites nodifer n. sp.

Per una precisa identificazione delle specie è dato particolare valore a esatti dati di misure.

Quando è stato possibile, sono stati presi valori di rapporti per differenti stadi di sviluppo in uno stesso esemplare, allo scopo di poterne esprimere le variazioni ontogenetiche nell’assetto della conchiglia.

Il criterio della grandezza assoluta – termine del fragmocono, lunghezza della camera di abitazione – è stato pure tenuto in conto in tutti i casi. In particolare sono ampiamente discussi i limiti delle specie e i loro rapporti con quelle affini.

Nel loro complesso le faune, con la dominanza dei Phylloceratidi e secondariamente dei Lytoceratidi, presentano un tipico carattere mediterraneo. All’infuori di ciò esistono tuttavia in tutti i piani stretti rapporti con la provincia faunistica epicontinentale dell’Europa occidentale.

Article

Issue 2

Published in 1963

  • Dieni I., Massari F. & Moullade M. (1963)

Sur quelques Orbitolinidae des calcaires à faciès «urgonien» du Crétacé inferieur des environs d’ Orosei (Sardaigne)

pp. 3-8

Abstract

Nei dintorni di Orosei (Sardegna) affiora una serie mesozoica comprendente terreni dal Giurese superiore all’Albiano inferiore. Si descrive in particolare un livello di calcari bioclastici in facies «urgoniana» molto ricco di Orbitolinidae: di esso si da l’associazione micropaleontologica, costituita in gran parte da Foraminiferi ed Alghe. Vengono descritte due nuove specie di Foraminiferi, appartenenti al genere Orbitolinopsis (O. elongatus n. sp., O. subkiliani n. sp.). Si analizzano e si discutono brevemente gli argomenti the hanno permesso di assegnare il livello in questione alla parte sommitale del Barremiano.

Article
  • Gerhardt H. (1963)

Biometrische Untersuchungen zur Phylogenie von Haplophragmium and Triplasia (Foram.) aus der tieferen Unterkreide Nordwestdeutschlands

pp. 9-74

Abstract

Il presente lavoro tratta della tassionomia e filogenesi delle specie Haplophragmium subaequale (Miatlitik 1939), Triplasia pseudoroemeri Bartenstein et Brand 1951, e Triplasia georgsdorfensis (Bartenstein et Brand 1949) del Cretaceo inferiore basso della Germania nord-occidentale. Alla specie Triplasia pseudoroemeri vengono attribuite le specie invalide «Flabellammina stadthageni Bartenstein et Brand 1951» e «Tetraplasia quadrata Bartenstein et Brand 1951». Le specie sinonime «Tetraplasia georgsdorfensis Bartenstein et Brand 1949», «Triplasia emslandensis Baillenstein et Brand 1951» e «Triplasia acuta (Bartenstein et Brand 1951) Loeblich et Tappan 1952» vengono unite in Triplasia georgsdorfensis secondo le nostre ricerche e le regole di nomenclatura.

L’ambiente marino di provenienza delle Lituolidi studiate era il bacino della Bassa Sassonia in Germania nord-ovest, la estensione del quale si vede nella fig. 1 (a: Valanginiano a spessore minore di 50 m, b: spessore tra 50 e 1.50 m, c: spessore maggiore di 150 m, linea continua: limiti del Hauteriviano, linea interrotta: limiti incerti del Hauteriviano). La maggior parte dei foraminiferi studiati proviene dallo Emsland nella parte W e dalla baia di Braunschweig nella parte E del bacino. Tutte e due le regioni formavano litorali e mari poco profondi, molto differenziati con isole e bassofondi. Così i foraminiferi, che vivevano sul fondo argillo-marnoso, erano separati in area definite, dove singole popolazioni, temporaneamente separate le une dalle altre, potevano evolversi. L’evoluzione del gruppo HaplophragmiumTriplasia si è effettuata al passaggio Valanginiano-Hauteriviano, all’incirca nel periodo tra la deposizione degli strati ad Astieria e la metà della zona a Lyticoceras noricum. I sedimenti rispettivi corrispondono a un intervallo di 800.000-900.000 anni. Vengono inoltre considerati ritrovamenti di faune valanginiane nel Giura svizzero, valanginiano-hauteriviane della Valle del Rodano, hauteriviane e barremiane di Algeria, e barremiane della isola di Trinidad.

Per la comprensione della filogenesi sono stati esaminati biometricamente e statisticamente alcuni caratteri dei foraminiferi in esame. Quaranta popolazioni,  complessivamente comprendenti 4300 individui di Haplophragmium e Triplasia triangolari dello Emsland e della regione di Hannover, sono state misurate circa il grado di concavità nonchè lunghezza e larghezza, tenuto conto del loro numero di camere. Le misure dei diametri dei gusci applicate in curve di popolazione hanno fornito la base per altre ricerche, tanto più che anche la diagnosi della specie e del genere eseguita finora si basava su questo carattere. Per la illustrazione del rapporto filogenetico tra le popolazioni disposte cronologicamente, si confrontano i parametri delle curve di popolazione, specialmente il valore medio e la deviazione.

I risultati delle indagini si riassumono come segue (cfr. fig. 22 e 23, orizzontale: grado di concavità, verticale: scala del tempo). Dalla specie Haplophragmium subaequale, persistente dal Dogger medio allo Hauteriviano, si stacca nell’alto Valanginiano superiore un ramo di triplasie triangolari, che esiste, col nome di Triplasia pseadoroemeri, fino al limite superiore del Valanginiano mantenendo la connessione con il ceppo dato da Haplophragmium. Da queste forme di transizione si dirama, all’incirca 100.000-200.000 anni prima del limite Valanginiano-Hauteriviano, la più sviluppata e più concava Triplasia georgsdorfensis. Almeno nello Hauteriviano, questa diventa una linea indipendente senza connessioni genetiche con i primitivi Haplophragmia. Continua cosi nello Hauteriviano superiore della Germania nord-ovest e nel Barremiano dell’Algeria e di Trinidad.

Nel corso di questo sviluppo, contemporaneamente con la incavazione dei lati delle  camere, cambiano alcuni altri caratteri di questi foraminiferi: il numero medio delle camere e la grandezza media degli individui aumenta in correlazione con la incavazione delle camere. L’aumento è piccolo ma statisticamente evidente (cfr. tab. 18 per il numero delle camere e tab. 19 per la grandezza dei foraminiferi). Contemporaneamente cambia la traccia della sutura: mentre nei primitivi Haplophragmia essa è relativamente diritta, si presenta leggermente curvata o angolare nelle progressive Triplasiae. Al contrario quattro altri caratteri mostrano cambiamenti che non sono in nessuna correlazione con la evoluzione del gruppo preso in esame: 1) la relazione di lunghezza e larghezza del guscio, 2) l’aumento del diametro delle camere durante l’ontogenia, 3) la profondità della incisione suturale, 4) la sistemazione della apertura. Tutti questi caratteri «neutrali» cambiano indipendentemente uno dall’altro, tanto che si formano «tipi», diversi senza rapporto evidente con lo stadio di sviluppo delle Triplasiae.

L’evoluzione del gruppo HaplophragmiumTriplasia, che può essere seguita attraverso 900.000 anni, è interessata da co-mutazioni di specie e separazioni di specie. Si osserva un passaggio graduale da una specie all’altra e da un genere all’altro. La co-mutazione filogenetica dovuta a un vantaggio di selezione, il cui coefficiente e molto piccolo (2·10-5) come risulta da un calcolo basato sul nostro materiale. L’evoluzione non è perfettamente continua ma è accelerata o a volte rallentata, e persino può avere brevi periodi di tendenza regressiva (cfr. Fig. 15). Le ragioni principaii di questa oscillazione fortuita sono qui sotto indicati.

  1. Cambiamenti delle condizioni per la selezione dovuti a cambiamenti temporanei dell’ambiente ecologico.
  2. Evoluzione speciale a causa di isolamento provocata da a) perdita fortuita di mutazioni, b) condizioni differenti di selezione. Così popolazioni coetanee ma di località separate possono avere livelli diversi della evoluzione. Se i campioni provengono da zone diverse si possono avere oscillazioni simulate della evoluzione a causa di sviluppi speciali in quelle zone.
  1. Migrazione delle popolazioni avente per effetto che la stessa zona viene abitata successivamente da popolazioni diverse e differentemente sviluppate. La più recente popolazione potrebbe essere eventualmente più primitiva delle precedenti.
  2. Modificazioni causate da influenza diretta dell’ambiente.
  3. Influenze fisiche e chimiche concernenti le tanatocenosi e i gusci sedimentati.
  4. Mescolamento secondario di popolazioni: ogni campione comprende un certo spessore del sedimento che potrebbe corrispondere a qualche migliaio d’anni. Curve miste a due e più di due apici nonche curve di variazione senza culminazione spiccata possono essere dovute a questo fatto.

Oltre alle a « forme normali » si sviluppano nel Valanginiano gusci compressi a due spigoli («Flabellammina stadthageni») che sono connessi geneticamente con Haplophragmium subaequale e Triplasia pseudoroemeri. Nei dintorni di Stadthagen (ad W di Hannover, S in fig. 1) queste rappresentano una parte importante (fino a 1/3 ) delle popolazioni a HaplophragmiumTriplasia, possono essere considerate come specie in statu nascendi. Prima che esse potessero evolversi al punto da dar luogo a una specie indipendente esse vennero rimpiazzate dalle meglio adatte Triplasia georgsdorfensis. Oltracciò appare nel Valanginiano e Hauteriviano raramente ma ripetutamente una nuova forma mutativa quadrangulare («Tetraplasia»), ma anche essa non riesce a diventare un ramo indipendente. Le variazioni compresse e quadrangolari si considerano aberrazioni. Tali sviluppi sono descritti per molte delle altre specie di Triplasia. Simili rapporti tra forme cilindriche, biangolari, triangolari e quadrangolari appaiono anche in altri gruppi di foraminiferi, tra i quali i Lagenidi uniseriali.

Da tutte queste osservazioni ne viene che la evoluzione del gruppo HaplophragmiumTriplasia con le sue diramazioni, forme speciali e aberrazioni può essere ritenuta la evoluzione di una moltitudine di forme. Questa moltitudine persiste nella sua entità nel corso della sua filogenesi, ma sviluppa via via rami separati di forme morfologicamente distinte, che in parte perdono il legame genetico con la linea principale, poi esistono per un periodo limitato e si spengono.

È descritto nel lavoro presente un modello per l’insorgenza di una specie.

Article
  • Ruggieri G. (1963)

Globigerinelloides algeriana nell’Aptiano della Sicilia

pp. 75-78

Abstract

È data notizia del ritrovamento di Globigerinelloides algeriana Cushman & Ten Dam nell’Aptiano della Sicilia occidentale (Montagna Grande di Calatafimi). È messo in evidenza l’interesse paleontologico, stratigrafico e paleogeografico del reperto.

Article
  • Torre D. (1963)

Una conferma sulla presenza di Toucasia cfr. carinata Math. (Rudistacea) nelle Murge

pp. 79-82

Abstract

Vengono illustrati alcuni esemplari di Toucasia cfr. carinata Math., raccolti nei calcari della cava Petrali presso Corato (Murge). L’età di questi sedimenti deve ritenersi compresa tra Barremiano e Cenomaniano, in base ai limiti cronologici del genere Toucasia, e più particolarmente tra Barremiano e Aptiano inf., se valida l’attribuzione a Toucasia carinata dei fossili studiati.

Article
  • Luperto E. (1963)

Nuovo genere di Foraminifero nel Permiano di Abriola (Potenza)

pp. 83-88

Abstract

È descritto ed illustrato un nuovo genere di foraminifero (Abriolina mediterranea n. gen. n. sp.) rinvenuto nel calcare di Abriola (pr. Potenza) attribuito di recente al Permiano superiore per il suo contenuto microfaunistico. Alla trattazione del genere si accompagna una preventiva documentazione iconografica di alcuni fra i foraminiferi più indicativi per la datazione del calcare di Abriola, in attesa della pubblicazione del lavoro sistematico completo, ora in corso.

Article
  • Oliveri R. (1963)

Rapporti quantitativi fra i Foraminiferi recenti delle spiagge di Rimini, Porto Corsini e Lido di Venezia

pp. 94-108

Abstract

Sono studiati comparativamente e per via quantitativa i foraminiferi delle spiagge di Rimini, di Porto Corsini e del Lido di Venezia. Un capitolo preliminare dedicato al problema delle contaminazioni fossili da apporto fluviale. Lo studio di una serie di campioni delle sabbie del F. Marecchia dimostra il progressivo impoverimento e la profonda usura dei fossili trasportati dal fiume nel percorso di 17 Km. verso il mare, finchè, a 3 Km. dalla riva, esistono soltanto sporadici gusci fossili superstiti e malconci, ben distinguibili dalle faune recenti. Campioni di fondo adriatico raccolti di fronte alle spiagge considerate, esaminati per confronto, confermano la possibilità di una buona discriminazione fra materiali di fondo e materiali rimaneggiati.

I rapporti quantitativi fra le faune a foraminiferi di Rimini, Porto Corsini e Lido di Venezia sono espressi in tre diagrammi e mostrano 1) il variare in densità di diversi gruppi di bentonici (Nonionidi, Miliolidi, Rotalidi), 2) la quasi-assenza di arenacei, 3) la presenza di planctonici (confermata da campioni di fondo) con l’11,11-9% degli individui rispettivamente a Rimini e Porto Corsini, e l’assoluta assenza di planctonici a Lido di Venezia.

Sono presi in considerazione i fattori ecologici noti, e sono discusse le possibili cause che hanno condizionato le diverse associazioni nelle tre zone di spiaggia studiate.

Article
  • Gallitelli M.F. (1963)

Ritrovamento di un Ammonite del gen. Bouleiceras Thevenin nel Toarciano dell’Appennino centrale

pp. 107-110

Abstract

È descritto e figurato un Ammonite appartenente al gen. Bouleiceras Thevenin, 1906 (Bouleiceras aff. marraticum Arkell 1952) trovato dall’A. nel Toarciano inferiore dell’Appennino centrale (Foci del Burano). Si tratta del primo rinvenimento di questo raro genere in Italia, ciò che ne dimostra una maggior diffusione di quanto noto finora (Madagascar, Arabia centrale, Africa Orientale, Belucistan, Portogallo). Dal punto di vista sistematico, l’esemplare rappresenta con tutta probabilita una forma di passaggio fra Bouleiceras e Leukadiella, dimostrando la stretta parentela tra questi due generi a suture ceratitoidi del Lias superiore.

Article
  • Parea G.C. (1963)

Terebellina palachei Ulrich nelle “Arenarie di Ranzano” (Appennino Parmense)

pp. 111-115

Abstract

Sono segnalati alcuni frammenti di tubo di Terebellina palachei Ulrich raccolti nelle «Arenarie di Ranzano» presso Borgo Val di Taro (Parma).

Il tubo è arenaceo e, mediante sezioni sottili tagliate trasversalmente e longitudinalmente ad esso, è stato possibile osservare che i clastici che lo compongono sono unicamente granuli di quarzo angolosi, appartenenti alla classe granulometrica del silt.

Inoltre è risultato evidente che i granuli di forma allungata presenti nella parte mediana ed interna dello spessore del tubo sono prevalentemente orientati secondo l’asse di questo.

Article